Veramente figli…

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I bergamini di Scheuermeier… e di Volpi

Porta Sant’Agostino, Viale alle Mura, Bergamo

dal 28 ottobre al 19 novembre 2017

INGRESSO LIBERO

aperta al sabato e festivi dalle 10 alle 19

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Il titolo della mostra dedicata ai bergamini, gli allevatori-casari transumanti che per secoli hanno praticato la spola tra gli alpeggi orobici e le cascine della Bassa, prende spunto da alcune espressioni piene di affetto dell’etnografo bergamasco Luigi Volpi (1904-1956).

In un suo  scritto pubblicato nel 1930 (“I bergamì. Note folkloristiche”. Rivista di Bergamo, 9, 6, pp. 261-266) li descrisse così  : “Veramente figli delle nostre montagne sono questi uomini rudi e solitari che portano il nome della nostra terra quasi a significarne una caratteristica […] E quando «i bergamì» chiudono la loro giornata raccogliendosi nella baita a pre­gare Iddio che ha loro dato prosperità e salute essi devono sentirsi figli prediletti della terra nostra – che madre generosa – dà loro il pane e l’esistenza serena e libera”.

Negli stessi anni in cui Volpi descriveva i bergamì il linguista ed etnografo etnografo svizzero Paul Scheuermeier (vedi sotto la nota biografica)  stava compiendo la sua straordinaria ricerca sul mondo contadino italiano che ci ha consegnato un archivio di ineguagliabile valore. Esso comprende, oltre a schede e questionari linguistici e notazioni etnografiche, anche migliaia di fotografie, corredate da appunti  sulle circostanze e gli oggetti delle riprese che illustrano attrezzi, abbigliamento, gesti del lavoro. Le immagini risultano ricchissime di informazioni. A volte le riprese colgono scene spontanee, più spesso (in relazione a oggettivi vincoli stagionali e spaziali che impedivano una documentazione dal vivo ) esse furono realizzate attraverso la ricostruzione di “quadri” in più soggetti posano simulando azioni ed esponendo attrezzi ed oggetti. In alcuni casi una scena colta nel suo reale svolgimento, veniva “arricchita” di ulteriori di elementi grazie alla disponibilità degli informatori.

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Le immagini relative ai bergamì non sono molte ma, insieme alle poche del fotografo brembano Goglio (risalenti a qualche anno prima), rappresentano un documento importante su un fenomeno che ebbe lunga durata e vasta estensione ma che è rimasto largamente “sotto traccia”.  Da anni in Centro studi Valle Imagna, insieme ad alcuni studiosi, ha intrapreso un programma di ricerca e divulgazione su un capitolo di storia sociale lombarda, quello dei bergamì, la cui importanza viene via via confermata dal progresso delle indagini.

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 Il carro del bergamì, carico di bambini, polli, ecc., è pronto per mettersi in viaggio verso la pianura. Non appena sarà scattata la fotografia a la gambìsa (l’arco di legno da mettere al collo degli animali che tiene in mano la donna seduta) monteranno sul carro anche i vitelli. […] Il bergamì si è legato velocemente lo sgabello da mungitura a un solo piede con cinghie di cuoio per mostrare il suo utilizzo. Sant’Omobono (Valle Imagna), 28.09.1927 (Archivio Ais, foto n. 2053). NOTA ORIGINALE DI PAUL SCHEUERMEIER

 

La mostra presenta le immagini relative all’attività dei bergamini  fornite al Centro studi Valle Imagna dall’Archivio AIS (Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale ) dell’Istituto di Lingue e Letterature Romanze e della Biblioteca Karl Jaberg dell’Università di Berna (Svizzera) e appartengono al prezioso fondo di Paul Scheuermeier.  Gli scatti sono stati eseguiti tra settembre e ottobre del 1927, esattamente novanta anni fa. Il Centro studi Valle Imagna le ha utilizzate per la pubblicazione (M. Corti, La civiltà dei bergamini. Un’eredità misconosciuta, 2014) e le utilizza a fini divulgativi e di promozione del volume.

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PAUL SCHEUERMEIER (Zurigo, 1904  – Berna, 1973). Linguista di formazione, è stato il
più grande raccoglitore di questionari dialettologici e uno dei maggiori ricercatori di
cultura materiale. Adottò infatti uno stile di ricerca etnografico piuttosto che linguistico.
Incaricato dai suoi maestri, Karl Jaberg e Jakob Jud, a prendere parte alla stesura dell’Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale (AIS), iniziò le rilevazioni nel 1919 nei Cantoni Grigioni e nel Ticino. Nel 1920 cominciò la lenta
discesa lungo la penisola italiana.

I suoi viaggi, che lo impegnarono – salvo brevi interruzioni – sino al 1935,  ci hanno consegnato uno straordinario archivio  sulla lingua e sulle tecniche di lavoro contadino negli anni 1919-1935.  I dati vennero raccolti attraverso dettagliati questionari suddivisi in base ai differenti oggetti. L’atlante venne pubblicato tra il 1928 e il 1940 in otto volumi ( Bauernwerk in Italien der italienischen und rätoromanischen Schweiz: eine sprach- und sachkundliche Darstellung häuslichen Lebens und ländlicher Geräte, Verlag Stämpfli & Cie., Bern, 1956 )

In quegli stessi anni Scheuermeier, una volta completata la campagna linguistica, riprese i viaggi in Italia per completare il lavoro di ricognizione sulla cultura materiale, accompagnato dal disegnatore Paul Boesch. Il suo intento era di realizzare, parallelamente alla redazione dell’ AIS,  un’opera autonoma concepita per fornire una sintesi dei risultati della ricerca etnografica. Il lavoro, pubblicato tra il 1943 e il 1956 in due volumi, venne intitolato Bauernwerk in Italien. L’edizione in lingua italiana è stata edita da Longanesi nel 1980 con il titolo Il lavoro dei contadini. Cultura materiale e artigianato rurale in Italia e nella Svizzera italiana e retoromanza e si riferisce ai dati raccolti in 416 località.

Il grande interesse del materiale raccolto da Scheuermeier, il contenuto informativo delle immagini fotografiche, unito alla loro qualità, fa si che esso continui a rappresentare una fonte quasi inesauribile di pubblicazioni.  Tra quelle recenti ricordiamo:  P. Scheuermeier,  La Lombardia dei contadini (1920-1932) vol. 3. a cura di Fabrizio Caltagirone, Glauco Sanga, Italo Sordi. Contributi di F. Caltagirone, G. Sanga, F. Scianna, I. Sordi, Grafo, Brescia, 2007

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