
Venerdì 2/11/2018 – Ore 20:30 presso:
Sala della Porta Sant’Agostino, Bergamo
ingresso libero
Film “Pane di vento”
di Luigi Ceccarelli, documentario, Italia, 2018, 67′
realizzato nell’ambito del progetto sulla “dieta alpina” dal Centro studi Valle Imagna. Un viaggio tra le valli alla ricerca delle viventi tradizioni agricole e alimentari della montagna lombarda.
Il film è un viaggio di oltre un’ora nel patrimonio immateriale della dieta alpina tra le province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Sondrio e Varese, con incursioni nei cantoni svizzeri di Ticino e Grigioni. Un viaggio efficace che ferma il tempo e, soprattutto, lo spettatore. Con tutte le dovute proporzioni all’inarrivabile poesia di Ermanno Olmi, pare di respirare in montagna la stessa silente intensità della Bassa immortalata ne L’Albero degli Zoccoli. Nelle pause, nei fugaci primi piani, nelle voci narranti raccolte sul posto, c’è il senso di una ruralità fatta di sacrifici immani, di una dieta forte ed obbligata, ma anche la serenità del susseguirsi delle stagioni, di una natura che è sempre e comunque madre e qualche volta matrigna. C’è, in tutto questo lavoro, la curiosità paziente che mette i valori nel ruolo di protagonisti, esaltando il sapore di un’umanità senza tempo che guarda il cielo e vive la terra. L’ennesima conferma di un grande disegno divino, da leggere e gustare. Fa bene al cuore. Gian Battista Gherardi, Bergamo post
Pane di Vento è un film che sa fondere l’elemento lirico, connaturato all’amore per la montagna, per gli animali, per la terra che esprimono i protagonisti del film, nuovi e vecchi contadini alpini, con la solida materialità della pratica agricola e alimentare.
Il linguaggio dell’autore, il suo modo personale di accostarsi alla materia non relega su un fondale sfocato la dimensione della ricerca etnografica puntigliosa. Il materiale narrato è ancorato a una coerenza storica, antropologica, agronomica senza mai diventare pedante didascalismo. Senza sostituirsi alla voce e al sentimento corale. Del tutto azzeccata la scelta, a questo proposito, di affidare agli stessi protagonisti (che in un altro genere di documentari sarebbero stati opachi “informatori”) il ruolo di voci recitanti. Un tocco di autenticità.