(16.04.15) La rinascita di eventi rievocativi, di azioni rituali e collettive, la riscoperta di strumenti della musica popolare presuppone la capacità di autoproduzione di vari elementi di queste espressioni tradizionali (seconda puntata come utilizzare il corno grezzo della capra orobica)
Tecnica costruttiva a partire dal corno grezzo di capra orobica
foto e didascalie di Giovanni Mocchi
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Procurarsi un corno di capra o di becco di almeno 30 cm
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Misurare con un’asta flessibile la lunghezza della cavità internaì
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Riportare sull’esterno il limite della parte vuota
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Tagliare la punta del corno dove il diam della sezione inferiore è di circa cm
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Con una punta di trapano da legno di mm 5 (in testa ha una piccola punta che facilita la tenuta della posizione) iniziare a forare fino a raggiungere la cavità interna. Va ricordato che la cavità non è al centro della sezione del corno, ma leggermente spostata verso la parte interna della sua curvatura.
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Quando la punta raggiunge la cavità (provare a far scorrere l’acqua) si può iniziare a svasare l’imboccatura per dar forma al bocchino. Con una lima da ferro, si dà anche la forma preferita alla bocca del corno. Se la punta è troppo corta si può tagliare una ulteriore sezione di corno o procurarsi una punta più lunga. Attenzione a non perforare il bordo della parete.
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Lavare interno ed esterno del corno prima con detersivo, poi con alcool o candeggina diluita, meglio con uno scovolino. Levigare la superficie esterna del corno con carta abrasiva fine da carrozziere, sempre a corno bagnato. A corno asciutto si può passarlo con cera d’api grezza, liquefatta con un phon e distribuita con uno spazzolino. Sempre a phon, con carta assorbente levare la parte residua di cera. Infine lucidare con un panno o una spazzola
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Sulle parti sporgenti della cresta del corno aprire due fori in cui passare una corda per appendere il corno alla spalla e a muro.
Suonare appoggiando le labbra contro il bocchino e producendo una pernacchia a labbra strette. Dopo alcuni tentativi il corno cattura la vibrazione che gli è congeniale. Evitare l’uso in spazi chiusi (si possono infrangere i vetri). In linea d’aria il suono del corno si sente a qualche chilometro.
Nelle Alpi il corno è utilizzato in baita per comunicare a distanza e per chiamare il bestiame. È anche protagonista nei riti della settimana santa e in quelli per scacciare l’inverno e ‘chiamare l’erba’.
Bibliografia
G. Mocchi-M Schiavi ‘Campanacci, fantocci e falò. Riti agro-pastorali di risveglio della Natura. Ardesio -Presidenza della