MOSTRE

Festival Pastoralismo BG_Valli

L’Associazione  Festival del pastoralismo propone agli enti e alle associazione interessate una mostra già allestita a Bergamo (da fine ottobre a inizio gennaio) nell’ambito della prima edizione del Festival. Per cotatti circa la disponibilità della mostra gmocchi@gmail.com

La mostra è dedicata a un aspetto del pastoralismo solitamente poco indagato come i suoni per dare risalto ad un’attività che da sempre ha speciali espressioni culturali e un ruolo attivo nel paesaggio. In esposizione strumenti da suono della tradizione agropastorale, di antica e nuova costruzione.  La mostra prevcede eventi collaterali visite guidate interattive, laboratori musicali, e conversazioni nel periodo di apertura.

Paesaggi_sonori_d'alpeggio

 

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La civiltà agro-pastorale si è contraddistinta per la permanenza di sonorità che hanno marcato per secoli il paesaggio sonoro rurale. Una linea senza soluzione di continuità lega infatti campanacci, corni, flauti, cornamuse, documentati nella preistoria, agli strumenti ancora oggi utilizzati in arco alpino, come d’altronde è stato per molti altri attrezzi di lavoro, dalle forbici da tosatura, alle gerle e alle falci, spesso rispondenti nei millenni a medesime conformazioni e modalità costruttive. L’industria e l’agricoltura intensiva hanno completamente modificato le tecniche produttive nelle aree di pianura. Anche gli strumenti e i linguaggi musicali hanno subìto un’evoluzione parallela, aprendosi ai mercati mondiali e alle frontiere dell’elettronica. Ma sono fenomeni che hanno solo marginalmente interessato le comunità montane: in alcune aree più isolate dai contesti urbani, sono sopravvissute tradizioni antiche, legate a repertori, strumentazioni, ritualità specificatamente locali.

mostra campanacci des

LA MOSTRA

Intento dell’esposizione è documentare gli strumenti sonoro-musicali specifici di area bergamasca, con estensione a quella alpina, che da sempre ha costituito il comune orizzonte culturale di riferimento. Una serie di eventi musicali itineranti nel cuore della città danno anima agli strumenti secondo le tradizioni specifiche proprie di ciascun gruppo.

Tre le sezioni principali:

  1. Reperti storici inediti:
  • Il corno pastorale di Berzo inferiore (XIV sec.), la più antica testimonianza iconografica di corno alpino (Alphorn). Ricostruzione
  • il flauto in osso, rinvenuto sulla cresta del Castello Regina in Valle Brembana, reperto che testimonia lo sfruttamento per migliaia di anni dell’osso come materiale di costruzione del flauto, nonché l’uso di strumenti musicali in aree pascolive. pezzo originale (ascolta il suono della ricostruzione di questo flauto)

flauto_osso

    • due campanelle del I-II sec. d.C. recentemente ritrovate sulla cresta di Bondo (BG) in area di pascolo, testimonianza della continuità nell’uso di questo strumento di lavoro in bergamasca (ascolta il suono delle campane romane da pascolo)
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  1. Strumenti sonori del lavoro, del rito, del gioco, della comunicazione
  • corni da segnalazione, da caccia, corni e flauti in corteccia usati anche nei riti propiziatori invernali e primaverili
  • campanacci della tradizione locale con documentazione relativa ai forgiatori a partire dal 1700

mostra di campanacci

  • concerti di campanacci che consentono la comparazione tra gli innumerevoli ‘dialetti sonori’ di greggi e mandrie di area lombarda, italiana e internazionale
  • giocattoli sonori di un tempo: raganelle, fischietti in corteccia, flautini della Valle Imagna
  1. Strumenti musicali della tradizione popolare bergamasca
  • il baghét
  • il flauto della Valle Imagna
  • le campanine

I materiali, accompagnati da didascalie e fotografie, sono selezionati tra quelli più significativi per epoca storica e contesto culturale. Di molti, là dove è stato possibile, viene ricostruita l’origine, la storia, la modalità d’uso. Alcuni strumenti musicali sono stati costruiti direttamente dai musicisti che li utilizzavano, altri sono di artigiani locali ormai scomparsi, altri ancora sono copie di originali antichi.

Per approfondire

PAESAGGI SONORI, PERCEZIONE UDITIVA E COMUNICAZIONE

di Giovanni Mocchi

Secondo la definizione di Murray Schafer il paesaggio sonoro urbano è contraddistinto da suoni continui – LowFi,- quasi un muro sonoro (noise) dal quale l’orecchio tende a difendersi evitando di portare l’intero panorama sonoro alla coscienza. Prima dell’invenzione del motore, nell’ambiente i suoni si stagliavano ad alta definizione – HiFi – divenendo ciascuno segnale di un evento specifico. La trasformazione del paesaggio sonoro ha coinciso con una profonda alterazione della percezione uditiva, tendente in ambito LowFi, attraverso la selezione audiopercettiva, ad escludere la gran parte degli stimoli sonori, a favore soltanto di quelli ritenuti più significativi per la comunicazione. Il graduale isolamento acustico ha poi raggiunto livelli più alti ancora con lo svilupparsi delle apparecchiature che da un lato aumentano i decibel per forzare l’attenzione dell’ascoltatore (amplificazione) e dall’altro tendono ad eliminare gli stimoli sonori estranei attraverso l’isolamento dall’ambiente (cuffie). All’interno del proprio smartphone oggi ciascuno può costruirsi il proprio personale paesaggio sonoro ideale, al riparo dal continuo rumore di fondo della città.

Chi frequenta d’abitudine gli ambienti non meccanicizzati sviluppa una alta sensibilità al panorama sonoro. Il pastore, ad esempio, riconosce ciascun animale dal suono della campana che porta al collo, ne individua i movimenti, l’umore e perfino i segnali che avvertono di un pericolo incipiente. Medesima capacità percettiva hanno gli armenti, che, grazie al suono delle campane, si riconoscono reciprocamente a distanza, si orientano nel buio e nella nebbia e si richiamano usando il proprio sonaglio come strumento comunicativo. D’altronde il pastore guida greggi, mandrie e cani con fischi e grida, utilizzando il suono come fondamentale ‘linguaggio’ tra primati. La selezione audiopercettiva nella società odierna ha come conseguenza la perdita di finezza percettiva e una oggettiva difficoltà nella capacità attentiva e, più in generale, nella comunicazione interpersonale. Sono modi diversi di ascoltare il mondo, dunque, che non necessariamente si escludono a vicenda.

La Mostra è l’occasione per sensibilizzare l’orecchio a sonorità antiche, per sviluppare finezze percettive perdute o non coltivate e per riscoprire un orizzonte musicale e culturale che ha accompagnato l’esistenza quotidiana dei nostri antenati e che mantiene ancora oggi tutta la propria potenza comunicativa.

 

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