IL PROGRAMMA A GORGONZOLA DELLA TRANSUMANZA DEI BERGAMINI BERGAMO-GORGONZOLA
3-4 OTTOBRE 2020
Ore 17:30: arrivo a Gorgonzola. Visite guidate al centro storico. Sosta della mandria in Via Mulino Vecchio (dietro Scuole medie);
dalle ore 18 mostra “600 anni di transumanza” e apertura mercatino:
dalle ore 18:30: distribuzione polenta di mais delle Fiorine di Clusone, casoncelli della bergamasca, scarpinocc di Parre (accompagnamento Valcalepio Dop).

ore 20: presso la Corte del palazzo Busca- Serbelloni (FOTO SOPRA sito fatidico per la nascita del gorgonzola) “Bergamini in scena”: quadri teatralizzati di vita bergamina intercalati da danze tradizionali (il Passemezzo) al suono del baghèt.
ore 21:15 proiezione del film documentario “L’ultimo bergamino”. Saranno presenti Carlino Rota, il protagonista e Antonio Carminati direttore Centro studi valle Imagna (produttore).

Domenica 4 ottobre
ore 10: area verde Molino Vecchio (dietro scuole medie) a Gorgonzola – dimostrazioni di caseificazione a cura di Andrea Messa (Progetto Pan-prat, Nasolino, Bg) con la cagliata del mattino: stracchino, formaggella e formaggio di monte;
ore 15 con la cagliata del pomeriggio: robiola, strachitunt, formaggio Bernardo e ricotta. Mostra di attrezzi originali risalenti agli anni ’40 per la lavorazione del latte.
Ore 11:00 visite guidate al centro storico;

ore 12:30 pranzo (polenta e stracchini, casoncelli della bergamasca, scarpinocc di Parre). ore 18 partenza della mandria sulla via del ritorno alla stalla natia di montagna.
GORGONZOLA CITTA’ DEL GORGONZOLA E DEI BERGAMINI
Gorgonzola è fortemente legata alla storia della transumanza dei bergamini a alla fortuna del più celebrato degli stracchini: quello – per l’appunto – di Gorgonzola. La fama dello stracchino di Gorgonzola si impose negli ultimi decenni del Settecento grazie ad una intelligente promozione presso l’elite del tempo da parte della famiglia Serbelloni, i feudatari di Gorgonzola.
Gorgonzola deve ai Serbelloni non solo importanti edifici storici: l’ospedale e la grandiosa parrocchiale, che innalzarono il borgo nella gerarchia dei centri dell’epoca, ma anche una importante fonte di ricchezza economica: il gorgonzola frutto di un partenariato tra i bergamini, gli artigiani (poi anche imprenditori caseari) locali, la nobile famiglia.
Le numerose mandrie che sostavano a lungo all’inizio dell’autunno sui prati intorno a Gorgonzola spinsero i gorgonzolesi a specializzarsi nella produzione dello stracchino erborinato. I bergamini portavano nei laboratori (ve ne erano 123 nel 1840) le cagliate fresche che poi abili artigiani lavoravano e stagionavano. Con la crescita della fama e della produzione dello stracchino di Gorgonzola, presero a confluire nella cittadina della Martesana stracchini prodotti altrove: nel cremasco e sin nell’abbiatense. Nonostante le “imitazioni” la filiera del Gorgonzola continuò a crescere. Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento sorsero anche ditte importanti come la Vergani. Angelo Vergani era classificato come “negoziante per il solo Gorgonzola” dal momento che gli altri operatori continuavano ad operare in una dimensione prettamente artigianale. Il Vergani fu personaggio di spicco, antesignano delle grandi ditte lattiero-casearie; dal 1885 al 1891 fu anche sindaco di Gorgonzola. Vergani nel 1879-80 commercializzò oltre 13 mila ‘gorgonzole’ di cui 4.400 a Londra. In anni successivi erano attive a Gorgonzola le ditte Lantieri-Dawon (che esportava in Inghilterra) la Clavenzani, la Figli di A. Ripamonti, la Devizzi, la E. Locatelli, la Manzoni e altre minori.

La E. Invernizzi continuò ad essere un’azienda importante ancoranel periodo tra le due guerre mondiali quando anche la Cademartori (1938) aprì uno stabilimento. La Devizzi, che ha iniziato ad operare nel 1889 è stata l’ultima ditta casaria di Gorgonzola a chiudere i battenti nel1981.

La presenza dei bergamini a Gorgonzola fu descritta da Fedele Massara (Gorgonzola, 1825 – 1888). Dottore in legge, studioso di materie economiche e sociali. Arrestato durante i moti del 1848 e detenuto per oltre due mesi al Castello di Milano. Autore, insieme a Francesco Cardani, del saggio Condizioni economiche-morali della Società lombarda di economia politica, 1865) e dei Cenni sulla storia, fabbricazione e commercio dello stracchino di Gorgonzola (1866)
Lo stracchino di Gorgonzola, alla guisa dei formaggi di Brie, di Viri, di Neufchatel, di Bath, di York ed altri, appartiene alla classe dei formaggi grassi, cioè fatti con latte contenente le parti burrose e non cotto. — Gorgonzola, grossa borgata all’ est di Milano, è la prima tappa per chi, scendendo dalle Alpi, s’ incammina nella bassa Lombardia, e, si può dire, che segni l’ ultimo gradino per cui si cala nella ubertosa e vasta pianura chiamata la Valle del Po. – II mandriano del Bergamasco, volgarmente detto bergamino, e tecnicamente conosciuto sotto il nome di malghese, quando in settembre ha consumato i pascoli delle natie montagne è stretto dalla necessità ad abbandonarle per cercare nella pianura feracissima del basso Milanese, del Lodigiano o del Pavese ricovero e pascolo per sé e la sua mandra durante l’ inverno. – Fatti circa 30 chilometri esso trova in Gorgonzola o suoi dintorni i primi pascoli e da tempo immemorabile suole colà far sosta. – In settembre adunque e nei primi di ottobre, Gorgonzola ha una vita sua propria che merita di essere notata. – Di tratto in tratto sì di giorno che di notte, il tintinnio di campanelle annuncia in tutti i toni l’arrivo di qualche mandra. Sono queste divise in drappelli di maggiore o minor consistenza a seconda del caso. Davanti ad esse sta il mandriano munito di lungo bastone, aitante come un touriste e grave nel portamento come chi si compiace di avere ai proprj ordini degli esseri viventi. Tanto solleticano la fibra umana l’ idea del comando e la coscienza della proprietà! Al centro un grosso mastino col colletto armato di lunghe punte, e alla retroguardia le recinte dei vitelli e delle vitelle, ed una turba di animaletti di varie specie, e dopo, i carri colle salmerie e la famiglia del mandriano. Insomma sono drappelli di semoventi che marciano colle regole della prudenza e secondo i dettami d’ una tattica tradizionale, che i poveri montanari, per quell’istinto della difesa che crea talvolta i generali, hanno da tempo appreso e sanno inalterabilmente praticare. Lode a questi semplici montanari, che hanno almeno saputo conservare l’ abbicci della tattica, quell’ abbicci che ai nostri tempi abbiam veduto troppo facilmente dimenticato da certi condottieri di grandi armate! Arrivato in paese, ad un fischio del mandriano, il drappello si ferma, rompe le righe e si impossessa della piazza, finchè dopo poche ore si leva di là per recarsi al prato, dove dopo tanto viaggio può trovare nutrimento o riposo. Il continuo arrivo di mandriani e di mandre in breve tempo popola gran parte dei prati all’ intorno di Gorgonzola. Ed è allora che si presenta all’ occhio del viaggiatore uno spettacolo pittoresco e bizzarro. Chi ama l’idillio, chi vagheggia ancora le beate ispirazioni degli Arcadi, volga uno sguardo a quei prati nel settembre e nell’ottobre, e la sua musa si ridesterà. Le mandre sparse che vagano, avide delle dolci e grasse erbe, di cui sembrano insaziabili dopo gli stenti della montagna, le famiglie di robusti e vigorosi montanari che vivono e dormono sub jove, le piccole tende pel ricovero dei pargoletti e delle donne, i carri colle tende chiuse che sono la camera da letto e il boudoir pei pater-familias), i fuochi su cui pendono i pajuoli della classica polenta, i costumi singolari e svariati e la pulitezza dei vestiti, un certo piglio d’indipendenza e di tranquilla giocondità che si riscontra in mezzo a tante privazioni, non ponno a meno di fermare l’attenzione dell’ osservatore, al quale deve sembrare strano e commovente il vedere questa specie di Zingari moralizzati, operòsi, felici, e talvolta facoltosi fra tanta semplicità. In mezzo a questi accampamenti, non un grido sedizioso, non uno di que’ disordini che son propri della gente nomade. Fuori del muggito delle giovenche, fuori del gridio dei pargoli che paffuti e vispi si trastullano nel campo, fuori del fischio del mandriano che custodisce e disciplina la mandra, tutto è silenzio e pace. Né meno interessante è pel forastiero l’aspetto del paese nei giorni in cui più ferve l’opera della fabbricazione dello stracchino. Alla mattina è un va e vieni di forti montanari e di belle e vigorose montanare dalle corte e variopinte gonne, e dai cappelli di feltro neri ed accumiati, disposti con un gusto veramente artistico sotto cui brillano gli argentei spilloni che legano le folte ciocche dei neri capegli, secondo l’antico costume delle donne del contado lombardo, così bene personificate nell’ideale della Lucia del Manzoni. E gli uni e le altre portano la cagliata alla fabbrica dello stracchino. Da un’ asta orizzontale pendono 4 e talvolta 6 grossi fardelli di latte cagliato che pesano dai 40 ai 60 kilogr., e che i bergamini adagiano sulle spalle e trasportano con una disinvoltura loro propria da siti discosti anche più chilometri. Altra cagliata giunge appesa al sottopiede di veicoli, e il forastiero guarda sorpreso questo nuovo genere di merce. Tale è la vita e tale il moto di Gorgonzola, durante la stagione d’autunno! Come ben si vede, la necessità facendo affluire a Gorgonzola tante bestie bovine, doveva ammassarvi una grande quantità di latte, sicchè nacque il bisogno di trarne partito.
F. Massara, “Cenni sulla storia, fabbricazione e commercio dello stracchino di Gorgonzola del dott.r Fedele Massara. Milano 1866 19 Agosto”, in D. Muoni, Melzo e Gorgonzola e loro dintorni: studi storici con documenti e note, Milano, 1866. pp.223-224.