
(14/05/2024) In vista della Festa della transumanza lombarda, che si svolgerà a Caravaggio il 27-29 settembre (con pellegrinaggio e Santa Messa dei discendenti dei bergamini transumanti e degli allevatori), è sembrato importante ricordare il pellegrinaggio dei bergamini che venne organizzato tra il 1935 e il 1937 dal parroco di Morterone, Don Natale Saporiti. Per capire il significato di questo pellegrinaggio va ricordato che Morterone era ed è un paese /e un comune) particolarissimo. Dal punto di vista politico ed ecclesiastico legato alla Valsassina e a Milano, occupa la testata della val Taleggio che ha l’aspetto di una grande conca (Morterone, Murterun, viene da murtee = mortaio) e si estende anche con la frazione Piacca in valle Imagna. L’abitato è tipicamente sparso, costituito da decine di contrade raggruppate in 17 frazioni. All’origine delle contrade vi sono insediamenti unifamigliari che in seguito subirono, nel caso delle contrade più grandi, delle divisioni sino a diventare piccoli nuclei rurali. Chiesa e casa del Comune sono isolate. La maggior parte delle contrade sono disabitate. Oggi conta 33 abitanti ed è stato per molti anni il comune più piccolo d’Italia. Lo svuotamento di Morterone non è stato determinato solo dalla difficoltà dei collegamenti con i moderni mezzi di trasporto, ma anche dalla peculiare realtà locale basata sull’allevamento bovino transumante.
Nel 1921 gli abitanti erano 400. La maggior parte di questi erano bergamini transumanti che figuravano ancora residenti ma non tornavano più in paese per l’alpeggio estivo. Molti salivano ancora per la festa dell’Assunta. Nel 1937, 19 famiglie tornavano regolarmente per l’alpeggio, ma ben 26 restavano anche d’estate in pianura. Si trattava di un fenomeno di “sedentarizzazione” comune ai bergamini delle valli lombarde che li portava prima a trattenersi anche d’estate nelle “Basse” pagando l’erba ai conduttori delle cascine, poi a divenire essi stessi agricoltori affittuari. Per altri la “sedentarizzazione” comportava la specializzazione nella lavorazione del latte che era esercitata in forma artigianale presso le cascine (il latte era “affittato” da bergamini o fittavoli che preferivano affidare ad altri la caseificazione). Don Saporiti, intuendo che il fenomeno della sedentarizzazione dei bergamini avrebbe comportato un declino irreversibile e grave del paese, cercò di mantenere legati al paese e alla parrocchia i bergamini che si stavano fissando in pianura e che tendevano a non salire più al paese d’estate. Inizialmente il parroco pensò di raggiungere questo fine mediante visite alle famiglie bergamine stanziate alla bassa (nella zona tra Melzo, Gorgonzola e Rivolta d’Adda dove era più fitta la presenza delle famiglie transumanti morteronesi (quasi tutti di cognome Invernizzi o Manzoni e per questo distinguibili solo dal soprannome e dal nome della contrada di origine). Questa strategia non produsse risultati significativi. Scendendo alla “Bassa” il parroco, che era quotidianamente a contatto con i “casalini” (i morteronesi non bergamini, che restavano a casa) fu colpito dalla ricchezza (relativamente ai casalini) dei bergamini che si stavano abituando alle comodità della pianura e che, dal suo punto di vista, rischiavano di allontanarsi dalla Chiesa.

Nel 1935 organizzò così un primo pellegrinaggio dei bergamini stanziati nella pianura al Santuario di Caravaggio. Questa prima esperienza fu incoraggiante. Dal raduno emerse che i bergamini erano ancora legati alla loro parrocchia. L’anno successivo il pellegrinaggio ottenne un successo al di là delle più ottimistiche previsioni del parroco che era sceso con una delegazione di una ventina di morteronesi. Furono ben 160 i partecipanti, la gran parte dei bergamini originari di Morterone. Ne derivò un incentivo a risalire a Morterone per partecipare alle più importanti cerimonie religiose del paese e bergamini che da anni non risalivano al paese rivestirono la divisa della confraternita. Il pellegrinaggio si svolse, con minor numero di partecipanti anche nel 1936. Questa iniziativa, se non poté invertire la definitiva fissazione in pianura dei bergamini, produsse frutti duraturi in termini di attaccamento al paese e alla parrocchia. Un attaccamento che è ancora vivo nei morteronesi stanziati nelle zone dell’asta dell’Adda.
Il pellegrinaggio dei discendenti dei bergamini a settembre 2024, facendo leva sulla diffusa devozione per Santa Maria della Fonte, particolarmente cara ai bergamini, si prefigge di valorizzare la memoria della “tribù dei bergamini” stimolando anche quell’attaccamento alle tradizioni religiose che li ha distinti in passato, anche in periodi turbolenti quando altri ceti rurali si lasciavano attrarre da ideologie anticristiane
I brani di seguito sono tratti dal Liber chronicus della Parrocchia di Morterone, compilato da Don Natale Saporiti tra il 1928 e il 1937
da: A. Carminati, La grandezza delle piccole cose e la straordinarietà del quotidiano. A. Carminati, C. Locatelli (a cura di) Morterone. Sedici racconti di vita contadina sulle pendici del Resegone, Centro Studi Valle Imagna, Sant’Omobono terme, 2007, pp.29-95.
1931
In questi giorni scorsi per la prima volta ho voluto visitare una parte dei bergamini che si trovano colle loro mandrie nel Basso Milanese. La zona prescelta fu quella Melzo Gorgonzola Rivolta d’Adda. Cordiale e sentita l’accoglienza da parte dei singoli bergamini, che con gioia hanno veduto il loro Parroco e hanno ritenuto la visita essere una benedizione. Anche per il parroco furono giornate di consolazioni, costatando come si comportino bene i propri parrocchiani laggiù, assicurandosi del loro attaccamento verso di lui. Quella scappata mi servì pure a stringere relazioni coi singoli parroci, sotto la cui giurisdizione si trovavano i bergamini, e ad avere da loro le notizie opportune. E ’ questo un mezzo efficace per una più sicura collaborazione e vigilanza […]. Nell’escursione ai vari paesi, Melzo, Pozzuolo, Trucazzano, Rivolta, Liscate, Vignate, Gorgonzola, Cernusco, Sant ’Agata Martesana e altri, mi fu di guida il Giovanni Invernizzi Ambrogio dei Peli (Costa Bonetto), il quale gentilmente mi fornì di un veloce cavallo e splendida carrozzella. Così un grazie sentito anche al sacerdote Invernizzi Giovanni, la di cui famiglia è oriunda di Morterone, il quale mi usò, nella generosa ospitalità, i tratti più delicati.
1935
10 aprile. Come avevo avvisato Vanno scorso, invece di visitare qualche plaga di bergamini, ho indetto una riunione a Caravaggio per questo giorno. Moltissimi avevano aderito: ma per una necessità di ore, sorta all’ ultimo momento, non tutti poterono parteciparvi. Scesero parecchi dalla lontana Bresciana. Quanti erano nei dintorni di Caravaggio vi mandarono almeno un rappresentante. Parecchi trattenuti a Melzo mi aspettavano colà. La riunione si incominciò colla celebrazione della Santa Messa. Parecchi hanno fatto anche la Santa Comunione. Notati alcuni uomini dissi loro dall’altare alcuni parole. La benedizione della Madonna chiuse la breve funzioncina in chiesa. Mi trattenni poi coi bergamini fino alle ore quattordici. Ci separammo promettendo di ritrovarci l’anno venturo in maggior numero.
15 agosto. La Patronale di quest’anno assunse una solennità tutta speciale. Parecchie furono le cause. L’inaugurazione dei due nuovi affreschi, opere del prof. Arturo Galli di Milano, e i piccoli restauri della Chiesa. La solenne processione col Simulacro della Vergine Assunta. Vivace tonalità diedero alla fede i numerosissimi bergamini, parecchi dei quali da molti e molti anni non salivano al paesello. Fu una cosa veramente confortevole il vedere i bergamini ritornare alla loro Chiesa, riprendere anche per un giorno solo le loro antiche costumanze, rivestire il loro abito da Confratello, vivere una rinata vita parrocchiale! Veramente sentono la nostalgia del loro paesello … e ritornerebbero se in esso trovassero da vivere […] La partecipazione dei fedeli – casalini [i residenti che non praticavano la transumanza] e bergamini – fu imponente.
1936
2 maggio. Pellegrinaggio dei Bergamini a Caravaggio. Deo gratias. Non posso incominciare la cronaca di questa giornata se non con quelle parole! Giornata radiosa, non solo perché primaverile, ma per la splendida riuscita dell’Adunata. Che i bergamini avessero preso a cuore l’iniziativa, lo sapevo. Che dovesse però riuscire così splendida, non lo sospettavo. Partii da Morterone di buon mattino. Mi seguivano, come piccola rappresentanza, venti persone. Non vi mancava il Podestà, Sig. Invernizzi Francesco, Gob della Costa. Una comoda macchina ci ha trasportato in due ore a Caravaggio. Suggestiva la passeggiata: Lecco, Pontida, dalla vecchia basilica e convento, che porta il mio pensiero al famoso Giuramento; Ponte San Pietro, Bergamo, Treviglio, desiderato si profila infine il Santuario. Vi giungemmo alle nove. Alcuni bergamini erano già arrivati. Altri si trovavano in Chiesa, per attendere alle pratiche: confessione, etc…. Nel frattempo giungevano da ogni parte i gruppi di bergamini: a piedi, coi cani, in bicicletta. Perfino dalla Bresciana, percorrendo una quarantina di chilometri, giunsero i bravi figliuoli del Ravet di Zuccaro. Tutte le famiglie erano presenti. Vi fu chi ha preso la voglia di contare i convenuti: 160. Eravamo in tanti. Lo si capiva, ma un numero così pieno non lo si immaginava. Alle 10 la Santa Messa, con la Comunione. Dopo la Santa Messa tutti ci portammo dinnanzi al venerato Simulacro della Vergine per dare sfogo alla nostra devozione. Uomini, donne, tutti si pregava con fervore. Le litanie cantate. Brevi parole di plauso. Stimolo al bene. Pienezza nella pratica della fede. Dottrina. Messa. Comunione frequente. Benedizione. Dal Santuario ci portammo allo speco dove apparve la Madonna. Colà ancora pregammo e poi, vien tempo, gli uni e gli altri si sparsero a consumare quel ben di Dio che avevano portato seco.
Con una ventina di bergamini, invece, ho dovuto partecipare al piccolo pranzetto. Alle 2 solenne Benedizione Eucaristica. Ultime raccomandazioni, e coll’arrivederci presto a tutti quelli che risarebbero fra poco ritornati […]. Alla corriera gli ultimi addii… La gioia era indicibile. Sul volto di tutti appariva la soddisfazione.
Agosto. Numerosa ancora, specialmente nella festa dell’Assunta, la presenza dei bergamini. Ad accontentare il desiderio delle figliole e anche per premiarle per la lodevole applicazione nello studio del catechismo, alla prima domenica di settembre, prima che discendessero le bergamine [madrie], solennizzai Sant’Agnese, portando in devota processione il suo Simulacro.
1937
15 aprile. Il parroco, continuando l’iniziativa presa da alcuni anni, scese a Caravaggio per il raduno dei bergamini. Colà si trovarono una sessantina di Morteronesi convenuti d’ogni parte. Il parroco celebrò la Santa Messa, distribuì parecchie Sante Comunioni. Rivolse loro alcune parole di esortazione e ricordò in modo particolare gli scomparsi: Manzoni Giuseppe, dei Cua di Frasnida, e Manzoni Antonio. La bella riunione si concluse con la Benedizione Eucaristica. Ancora una volta la Madonna di Caravaggio avrà benedetto Morterone e i suoi bergamini. Nei giorni 13 e 14 visitai alcuni bergamini residenti nei dintorni di Gorgonzola e Melzo. A metà strada del mio itinerario venne meno per imprevisti il cavallo, per cui procedetti con la cavalcatura di San Francesco.
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Notizie e riflessioni sul pastoralismo in Lombardia: i fenomeni dell’alpeggio, della transumanza, dell’allevamento ovicaprino estensivo di ieri e di oggi. Senza rassegnarsi a un futuro di carne artificiale, di rinaturalizzazione selvaggia
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Tra le più note aziende casearie di matrice valsassinese, l’Invernizzi di Melzo è quella, che pur traendo origine dalla realtà bergamina, non è nata in Valsassina ma in pianura e, per la precisione a Pozzuolo Martesana. Le notizie sulla famiglia Invernizzi non sono molte e non consentono di ricostruire la dinamica della “fissazione” nella Bassa…
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