Porta Sant’Agostino, Viale alle Mura, Bergamo
dal 28 ottobre al 19 novembre 2017
INGRESSO LIBERO
aperta al sabato e festivi dalle 10 alle 19
Il percorso storico antropologico
Obiettivo della mostra è documentare a livello storico e antropologico l’utilizzo dei campanacci nella tradizione agropastorale, specificatamente in area alpina e italiana, con attenzione alla varietà di fogge e sonorità dei vari pascoli, ai vari forgiatori e fonditori di cui si ha notizia nei secoli passati fino al presente e con riferimento alle tradizioni connesse con il loro uso pratico e rituale.
L’esposizione si apre con alcuni esemplari di tintinnabula dell’antica Roma, a cui si affiancano le tipologie di campani in materiali naturali (legno, carapace, pietra), presenti in diverse parti del mondo, a dimostrazione di un uso universale del sonaglio come strumento simbolo di domesticazione degli animali e, al contempo, strumento magico, capace di esercitare un potere simpatico sulle forze della Natura, del quale sono testimonianza i riti agropastorali ancora oggi diffusi in tutta Europa (Grasauslauten, Cacciata di gennaio, chiamata di marzo ecc.).
In mostra sono allineati i modelli delle varie aree pascolive, delimitate non secondo confini orografici o geopolitici, ma ricostruite secondo affinità e omogeneità di tradizioni. Per questo rientrano nella documentazione le aree francesi, svizzere, austro- balcaniche e ispano-portoghesi che in vario modo hanno influenzato la storia e i costumi dei popoli.
Una mostra da leggere e ascoltare
La mostra si presenta dunque come una sonoteca che consente di comparare tecniche costruttive, influenze, tradizioni, sonorità di campanacci presentati ciascuno con il proprio collare tradizionale. Poiché ogni oggetto ha una propria storia da raccontare, una serie di pannelli accompagnano il visitatore attraverso le varie aree di diffusione dei singoli modelli, ricostruendo la storia di uomini, migrazioni e folklore, mentre altri propongono singole testimonianze storiche, etnografiche, letterarie ed iconiche che disvelano un mondo pastorale che non ha subìto grandi stravolgimenti nel corso dei millenni e ha forti tratti di universalità nei costumi, pur declinati con altrettante specificità dallo spiccato carattere locale e identitario.
Come prima catalogazione ragionata dei campanacci d’Italia, la mostra costituisce l’occasione per visionare il panorama ricco e articolato dei modelli italiani, disvelando una varietà non meno articolata di quelli svizzeri e francesi che, peraltro, sono in parte debitori ai numerosi artigiani italiani che hanno esportato i propri modelli, entrati a far parte poi della tradizione d’Oltralpe.
Curatore della Mostra: Prof. Giovanni Mocchi, etnomusicologo, già docente all’Università di Pavia. gmocchi@libero.it cell 3284819895
LE IMMAGINI DELLA MOSTRA