Prati e fieno: per saperne di più

La Festa del fieno e dei prati stabili a Gradella di Pandino è un’occasione per parlare di aspetti tecnici tra addetti ai lavori ma anche per fare cultura e divulgazione agricola. Il prato non è solo una superficie “verde”, ma un mondo da scoprire. Qualche stimolo per approfondire la conoscenza del mondo dei prati stabili e del fieno.

In pochi metri quadri di prato si possono trovare decine di specie di piante che fioriscono in modo scalare durante la stagione

Cos’è un prato? Dal punto di vista agricolo il prato rappresenta una superficie destinata in modo principale allo sfalcio dell’erba. Non è però infrequente che un taglio (normalmente l’ultimo, quello autunnale) sia utilizzato mediante pascolamento. Ma il prato è anche una realtà ecologica, un’unità di paesaggio, un concentrato di biodiversità. Sopra la superficie noi vediamo una minima parte della biomassa di un prato stabile. Sotto terra vi è un’incredibile massa di sottili radici, funghi, batteri, microfauna. Il contrario di un bosco che impressiona per l’imponenza degli alberi ma presenta una quantità di humus e sostanza organica nel suolo piuttosto modesta. Così il suolo di un prato può immagazzinare più CO2 di quello di un bosco.

Il prato stabile presenta, convenzionalmente, durata superiore a dodici anni. Spesso viene rotto dopo alcuni decenni, ma alcuni possono essere di durata centenaria. La durata del prato determina, indipendentemente dalle modalità con cui è stato formato, l’instaurarsi di una flora polifita (formata da molte specie) che può variare in funzione delle condizioni pedologiche, irrigazione, concimazione. Il prato è quindi un modo di produzione agricola fortemente ecologico In montagna e in collina  i prati stabili producono 1-3 tagli, in pianura 4-5. ll prato stabile viene concimato esclusivamente con concime organico (oggi ampiamente disponibile nelle zone a zootecnia specializzata).

Erba mazzolina
Achillea millefolium
Trifoglio bianco

Tra le fabaceae (leguminose) dei prati stabili del Pandinasco sono presenti i trifogli: Trifolium pratense (Trifoglio violetto) e, sia pure in modo meno abbondate del vicino Lodigiano, il T. repens (bianco o “ladino”)  e il ginestrino (Lotus corniculatus). Tra le poaceae (graminacee) : Lolium perenne, Dactylis glomerata, Holcus lanatus, Anthoxanthum odoratum, Bromus sp. Festuca sp. L’80% delle piante dei prati stabili sono graminacee e leguminose. Numerose, però, le essenza prative di altre famiglie: i ranuncoli (Ranunculus repens, R. acris e Ranunculus bulbosum) che prendono piede nella stagione, la cicoria (Cichorium intybus) e la carota selvatica (Daucuscarota) , il fior di cuculo (Lychnis flos-cuculi), i romici : Rumex crispus, Rumex acetosa, Rumex obtusifolius, l’Achillea (Achillea millefolium), il Tarassaco (Taraxacum officinale), importante , con la sua fioritura precoce per la produzione di un pregiato miele.

Anthoxantum odoratum

Per i nomi dialettali delle piante vedi: Valerio Ferrari, Lessico botanico popolare della provincia di Cremona, dialettale, etimologico

Il bello del prato stabile

  • I prati stabili garantiscono la copertura permanente del terreno, evitando fenomeni di erosione (acqua, vento);
  • non richiedono l’uso di diserbanti;
  • grazie a una sviluppata e capillare rete radicale il terreno resta soffice e l’acqua e l’aria circolano meglio;
  • il denso feltro radicale intercetta i nitrati che si formano nel terreno impedendo che raggiungano la falda acquifera;
  • non richiedendo lavorazioni il terreno non subisce compattamento e gli organismi viventi del terreno non sono danneggiati;
  • non richiedono concimazioni chimiche risultando sufficienti quelle organiche e l’azoto deposto dall’atmosfera
  • l’acqua di irrigazione utilizzata per i prati stabili viene depurata

Il fieno

Il fieno rappresenta il modo di conservare l’erba mediante l’essicazione. Grazie alla fienagione è possibile disporre di foraggio conservato anche in inverno.

Il fieno è il prodotto dell’essicazione naturale in campo delle erbe. In condizioni metereologiche favorevoli l’essicazione in campo dura 2-3 giorni. Durante queste giornate, il fieno è raccolto in andane (strisce di fieno parallele) alla sera per evitare il danno della pioggia o della rugiada. Quando il fieno è tagliato (a mano o a macchina è disposto in file (andane).

Le andane

Dopo qualche ora è necessario spargerlo sul prato (spanteghà). A sera va rimesso in andane. Al mattino successivo le andane vengono disfatte e il fieno è sparso su tutta la superficie del prato in strato sottile per favorire una rapida perdita di umidità e quindi ridurre le perdite per respirazione (in assenza di acqua le reazioni biochimiche si bloccano).

Durante il giorno il fieno deve essere rivoltato per portare in superficie lo strato più umido a contatto con il terreno. Tutte queste operazioni, eseguite a ritmo frenetico quando ci avverte l’arrivo della pioggia (che dilavando il fieno comporta perdite per lisciviazione) erano eseguite a mano, come lo sfalcio con la ranza (la falce fienaia).

Attrezzi per rivoltare il fieno. El furchèt (due denti), el furcùn (tri denti)

Con la meccanizzazione tutte queste operazioni sono state inizialmente eseguite da singole macchine. Con il tempo le macchine sono diventate in grado di eseguire più operazioni e si è aggiunta la “condizionatura” (falciacondizionatrici) , ovvero il passaggio del fieno attraverso dei rulli (per schiacciare e sfibrare gli steli) al fine di favorire la velocità di perdita di acqua.

Andanatura con macchina ad elevata capacità di lavoro

Dall’erba al fieno

L’erba verde è molto nutritiva e appetibile ma non può essere conservata. Lascata all’area, per via delle fermentazioni, di degrada rapidamente e marcisce. Il fieno, invece si conserva facilmente, normalmente per 6-10 mesi. Invecchiando perde colore e valore nutritivo, diventa più polveroso, può ammuffire (se messo in fienile con troppa umidità o conservato in condizioni non idonee). Mantiene comunque buona parte del suo valore.

Il sistema tradizionale di arieggiamento del dfienile

L’erba appena falciata contiene circa il 78% di acqua. Da 100 kg di erba si ottengono 20 kg di fieno con 20% di acqua. Purtroppo non si perde solo acqua ma anche sostanza organica (20-25% di quella iniziale). Con la fienagione non si perde solo quantità di sostanza organica ma anche qualità; si perdono sostanze digeribili e molto nutritive (zuccheri, vitamine, proteine). Le perdite di sostanza organica sono dovute alla respirazione (forti fino a quando il contenuto di acqua non scende sotto il 40%, limitate sino a quando l’umidità scende al 10% quando si bloccano le reazioni ), al danno meccanico (specie per la perdita di foglie- più ricche di sostanze nutritive – che si staccano dagli steli e restano sul campo), alle fermentazioni da parte di batteri presenti nel terreno e sulle piante. Le perdite meccaniche sono determinate dalla ripetizione delle operazioni di rivoltamento, spandimento, formazione delle andane ma anche dalla velocità degli organi in movimento delle macchine. Le perdite fermentative avvengono quando il fieno è in mucchio o in andana e poi in fienile (dove il fieno, se umido e se i fienili non sono ventilati può continuare a “bollire” e raggiungere i 60°C di temperatura e causare incendi).

Alle perdite “normali” di valore nutritivo si aggiungono quelle causate dalla pioggia che può dilavare le sostanze organiche del fieno. Il danno della pioggia è tanto più grave quanto più il fieno è quasi pronto alla raccolta.

Produzione

La produzione dei prati di montagna diminuisce con l’altitudine che limita la stagione vegetativa per via delle basse temperature. In montagna i tagli di fieno si riducono a uno, due in media montagna. La produzione è legata alla piovosità. In pianura senza l’irrigazione i tagli si limiterebbero a 2-3, con l’irrigazione si ottengono 5 tagli.

Produzione in quintali alla pertica

Il taglio che fornisce più prodotto è il primo, il maggengo, che rappresenta il 40% della produzione annuale. Il maggengo ha caratteristiche diverse dagli altri tagli in quanto più ricco di graminacee. Era destinato agli animali da lavoro (più ricco di energia ma meno di proteine).

L’odore del fieno

La cumarina si trova in molte piante come i trifogli e l’Anthoxantunm odoratum (paleino dei prati) dove può fungere da difesa chimica contro i predatori. Alle cumarine si deve l’odore del fieno appena appassito. Inibisce la sintesi della vitamina k riducendo la coagulabilità del sangue e predisponendo alle emorragie ed è moderatamente tossica per il fegato e i reni ma ha azione antibatterica e antiinfiammatoria e altre proprietà benefiche. Utilizzata in profumeria e in fitoterapia. L’odore dolce, profondo, quasi ipnotico del fieno leggermente appassito è diventato la metafora del tempo passato, del rimpianto giovinezza, dei giochi sui prati appena tagliati, gli “impianti sportivi” delle generazioni passate, ricche di fantasia, allegria anche se prive di gadget tecnologici. Ma oggi alla Festa del fieno si può giocare come una volta, saltare le andare, fare le capriole, i tuffi nel fieno.