Campanacci d’Italia (Mostra)

Sarà esposta presso quella che era la chiesa dell’ex monastero, il 30 e 31 ottobre presso la sede del Parco dei Colli di Bergamo, (Via Valmarina 25). L’ex monastero è sito a nord della città, al confine con il comune di Ponteranica. Si accede da via Ramera di Ponteranica (SS 470 della val Brembana), anche con la ciclabile del Morla o, attraverso i colli (da Città alta, via Beltrami e Castagneta).

La mostr, aperta dalle 10:00 alle 18:00 è curata dall’etnomusicologo Giovanni Mocchi, che, in occasione della mostra presenterà il libro dallo stesso titolo (vedi qui)

L’Italia ha un grande patrimonio di differenti modelli di campanacci che rispondono alle raffinate esigenze sonore di mandriani e pastori con sensibilità spiccatamente diverse di area in area.  Ciascun areale, difatti, ha una propria identità sonora, data da specifici modelli al pari dei dialetti che variano di paese in paese, così come ciascun campanaccio ha una proprio timbro, perfettamente riconoscibile dall’allevatore, esattamente come ciascuno di noi ha un proprio timbro di voce. È un imprinting sonoro che si fissa nella memoria fin dai primi anni di vita in alpeggio e che condiziona i gusti e le future scelte. Così il suono che in una valle accende emozioni e ricordi può altrove essere considerato addirittura sgradevole. La mostra sintetizza il patrimonio di cultura materiale che si è accresciuto nei secoli ad opera di artigiani che hanno saputo trasformare a fuoco e martello il metallo in rintocchi cupi e argentini, su variegate scale musicali. Anche i collari hanno subìto le tradizioni locali, alcuni in legno finemente decorato, altri in cuoio con borchie lucenti, intrecci multicolori, iniziali e scritte inneggianti l’amore per la montagna e la famiglia. Ogni campanaccio e collare viene acquistato nelle grandi occasioni – matrimoni nascite battesimi – cosicché la lunga carovana che attraversa i paesi nelle transumanze è per il mandriano la sintesi della propria storia di vita, di quella dei suoi antenati e delle future generazioni. La mostra, costituita da innumerevoli modelli di campanacci accompagnati da cartelloni esplicativi,  attraversa tutta l’Italia per documentare e conservare le diverse identità sonore, con esemplari realizzati dai forgiatori locali. Di loro, come si legge nella documentazione, si hanno a volte le firme sul metallo e se ne è rintracciato il nome, a volte anche una fotografia. Alcuni hanno lasciato narrazioni d’altri tempi che aprono una finestra sul duro lavoro in officina e sull’evoluzione tecnologica. Sulla soglia del nuovo millennio avanza la globalizzazione con prodotti standardizzati e uguali per tutti. La mostra vuole invece valorizzare le identità locali e rendere omaggio alla creatività e professionalità dei forgiatori di campanacci, i grandi del passato e quelli più giovani che tutt’oggi condividono con i loro maestri la stessa passione.

Giovanni Mocchi. Entomusicologo, già Docente di Storia e Filosofia nei licei e Docente incaricato presso l’Università degli Studi di Pavia in ambito pedagogico-musicale, ha dedicato diverse pubblicazioni agli strumenti sonori del mondo agro-pastorale. Tra gli ultimi volumi: Campanacci fantocci e falò. Riti agro-pastorali di risveglio della Natura e il volume Al suono del corno. Storia, tradizioni e modalità costruttive dei corni naturali. Per la Soprintendenza ai Beni Archeologici di Milano ha pubblicato il saggio Tintinnabula. Il suono ritrovato. Collabora con associazioni e istituzioni per la valorizzazione delle tradizioni locali e la conservazione del patrimonio materiale e immateriale del mondo agro-pastorale.