Una grande festa, di pecore, pastori, comunità

A Spirano la prima Festa della pecora gigante bergamasca è festa dei pastori, del pastoralismo lombardo, della comunità di Spirano che celebra la prima festa dopo la pandemia (e l’utilizzo del Palaspirà come hub vaccinale). Mai così tanti gruppi di pecore bergamasche a una mostra e mai così tanti pastori convenuti dalla Lombardia e oltre per trovarsi. In questo contesto si parlerà anche di prospettive: di rilancio della razza nel libro genealogico, di valorizzazione della carne e della lana. E sarà presentata anche il progetto di legge regionale a sostegno del pastoralismo e della transumanza.

(09/05/2022) Un fatto importante, sotto il profilo sociale e culturale, che si celebri la pecora bergamasca. Non c’era mai stata una Festa dedicata alla pecora e al pastoralismo bergamasco. Eppure se la meritano. Si meritano che nel territorio bergamasco si tributi un omaggia a queste icone della bergamaschità. Icone anche della lombardità perché parliamo di una realtà che, con il ponte della Valcamonica, unisce Bergamo e Brescia e attraverso a una pratica di otto secoli di transumanze, Bergamo con le pianure lombarde, la Brianza, la Valtellina.

La pecora, il pastore transumante, il cane pastore costituiscono una componente non secondaria dell’identità del territorio bergamasco e hanno portato e portano l’immagine di Bergamo fuori dalla provincia. La pecora e il cane sono ufficialmente “bergamaschi”, il pastore bergamasco (bergamasco-camuno) è, però, anch’esso qualcosa di ben caratterizzato, di singolare se non di unico. E’ in realtà simile ad altri pastori transumanti dell’arco alpino ma il motivo è che ad essi ha fornito un modello. Basti pensare che sia la pecora che il gergo del pastore bergamasco-camuno (il gaì) sono diventati elementi del pastoralismo transumante delle altre regioni alpine. Sotto diversi nomi, pecore derivate dalla bergamasca sono diffuse in Piemonte (biellese), Tirolo (bergshaft), Svizzera (Saas-Fee). In Trentino, in Veneto, in Friuli, gradualmente, le razze locali sono state sostituite dalla bergamasca.

Per capire il carattere unico del pastoralismo bergamasco basti pensare a quanta considerazione ha avuto per secoli (sino ad oggi si può dire) il pastore bergamasco in Svizzera dove, per raggiungere gli alpeggi estivi, effettuava lunghe transumanze. Reputato un vero maestro di transumanza (dai quali alcuni svizzeri hanno imparato l’arte) e di tecniche di pascolamento sugli alti pascoli (dove i locali non osavano spingere le loro pecore meno robuste e dove non avrebbero sopportato le asprezze delle condizioni di vita). Nelle parole di uno scrittore svizzero i pastori bergamaschi erano: … di una razza audacissima ma onesta, di poche parole tranquilla; spesso assai bella. Vivono sui monti nella più grande semplicità e sobrietà; un pò di polenta con formaggio costituisce di solito il loro unico nutrimento, e i più giovani dormono di notte all’aria libera presso il loro gregge, talora cercando ricovero sotto le roccie. Facevano parte della tecnica del pastore bergamasco la caseificazione (con latte misto di pecore, capre e qualche vaccherella) che sortiva prodotti venduti al prezzo doppio di analoghi svizzeri, la tecnica di utilizzo dell’asino (con basti adatti al trasporto di agnelli, formaggi, attrezzature varie).

Gregge bergamasco all’alpeggio in Svizzera all’inizio del Novecento

Da qualche anno c’è un’attenzione inedita al mondo del pastoralismo e della transumanza. Un revival nostalgico o qualcosa di diverso? Intanto non si tratta di una moda passeggera. I primi sentori di questo interesse si colgono negli anni Novanta del secolo scorso e la tendenza continua.

Il Festival del pastoralismo di Bergamo rappresenta un appuntamento fisso dal 2014. Ogni anno ha divulgato aspetti e contenuti diversi, segno di una ricchezza non da poco del substrato pastoralista bergamasco. Dopo le tante piccole transumanze con un gregge ridotto lungo le mura e i colli di Bergamo e dopo due sfilate per le vie della città di Bergamo, dal 2020 è partita l’avventura delle transumanza “in scala reale”: la prima a Gorgonzola, la seconda a Lodi Vecchio, quest’anno partendo non più dalla città ma dalla montagna stessa (a Serina) per raggiungere Soncino.

Ora, con la Festa della pecora gigante bergamasca a Spirano è l’ora del salto di qualità anche per il ramo ovino del pastoralismo. Prima di iniziare il percorso di salita agli alpeggi in val di Scalve, un grosso gregge, che sino a oggi si trovava sul Serio, sfilerà Domenica 15 maggio (tra sei giorni) per le vie del paese, attraverso il centro storico dalle vie strette e tortuose come si addice a un centro di impianto medievale. Gregge locale (con “cascina base” a Spirano, San Rocco). Ma oltre alla “massiccia” transumanza per il paese (una piccola deviazione da un percorso di transumanza reale), ciò che rende importante e, possiamo ben dire “storica” la Festa sarà la Mostra regionale della pecora gigante bergamasca. Sono stati preparati ben trenta box (spaziosi) per accogliere gruppi di 6-10 capi (uno per categoria, tre maschi e tre femmine divisi per età). Un fatto notevole perché mai si sono messi insieme più di 10-15 gruppi alle varie manifestazioni a Rovato e Clusone (in anni recenti anche di meno). Ed è una cosa importante e bella questa inedita aggregazione di pecore e pastori.

Non per inseguire un’idea bucolica

Sottolinea che l’interesse che c’è in una parte (forse sottovalutata e non così piccola), di società attuale per la ruralità e il pastoralismo, non è un interesse per una sorta di idea bucolica ma per qualcosa di molto reale. I gruppi di ovini bergamaschi in mostra rappresentano la “punta dell’iceberg”, i capi più belli di 30.000 altri che stanno pascolando in Lombardia. Con il loro lavoro silenzioso, spesso contrastato (come è difficile muoversi nei parchi, come diventerà difficile confrontarsi con la presenza dei grandi predatori) queste pecore, questi pastori svolgono una manutenzione del territorio (pulizia di sottobosco, fasce tagliafuoco, contenimento di piante invasive), un’azione di prevenzione di calamità naturali a costi irrisori. Da confrontare con i costi dei canadair e delle opere ingegneristiche che devono rimediare ai danni di frane e alluvioni. Da confrontare con i costosi studi e progetti di “tutela dell’ambiente” che mobilitano stuoli di teste d’uovo e organizzazioni. Che questo mondo di pecore e pastori si metta in mostra, si incontri, incontri la gente, i rappresentanti delle istituzioni è molto bello. Segna un qualcosa di nuovo.

Festa dei bambini

Una festa molto importante e molto seria ma anche molto gioiosa. I primi a prepararsi a far festa sono i pastori ma di certo sarà la festa dei bambini, a contatto con le pecore e gli asini, impegnati in tante attività divertenti (creare una pecorella con la lana vera, trasformarsi in una pecora, giocare con la lana, il granoturco, giocare con i suoni). I bambini potranno partecipare alla partenza della transumanza da via San Rocco. Portandosi alle 10:00 in questa via vedranno i preparativi, gli agnellini collocati nei basti degli asini. Poi potranno seguire come piccoli pastorelli in percorso attraverso tutto Spirano. E chissà che qualcuno da grande non vorrà fare il pastore.

Festa di Spirano

Inaugurato nel 2018, il Palaspirà rappresenta una struttura molto funzionale per gli eventi della comunità dotata di una attrezzatissima cucina donata dal gruppo alpini. Peccato che dopo qualche collaudo … sia arrivato il Covid. Così la struttura è diventata centro vaccinale operando per molti mesi. Insieme alla gente di Spirano che si riappropria della sua struttura alla Festa della pecora ci sarà anche un gruppo dei medici che praticavano le vaccinazioni. Questi professionisti, pur nelle circostanze non piacevoli, hanno potuto apprezzare lo spirito di una comunità operosa ed efficiente e si sono affezionati ad essa. Tanto da tornare volentieri, in un’occasione finalmente festosa, al Palaspirà.

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