La Sampugnera: una storia plurimillenaria
di Giovanni Mocchi
In Piemonte e in Valtellina, ma con rimbalzi fino alla Venezia Giulia e alla Romagna, i campanacci prendono il nome di sampugn, zampugn, sampogn, sampogna. Da qui deriva il termine Sampugnera, che indica la chiamata dell’erba che si svolgeva a Villa di Tirano fino agli anni Trenta e a Stazzona fino agli anni Settanta del secolo scorso e che tuttora vive ad Albaredo, Bianzone, Teglio e ad Arzo Santa Croce di Morbegno, per citare solo alcuni paesi e che è stata ripresa a Morbegno, Aprica e in altre località (1). I Sanpugnè valtellinesi, attrezzati con i sampugn o campanacci, vanno a risvegliare l’erba, scampanando per le vie del paese e per i prati.
Nella lingua attuale la zampogna è strumento musicale con canne multiple e una sacca per convogliare l’aria nelle canne, insomma una specie di organo portatile del quale si dice fosse un virtuoso l’imperatore Nerone, quello stesso che mise a fuoco l’Urbe. Per capire come mai lo stesso nome possa indicare strumenti così diversi bisogna risalir alle origini.
La denominazione più comune per i campanacci è campana che sembra derivare da Campania, l’area nella quale venivano fusi i vasa majora campana, i grandi vasi a forma di campana rovesciata. I latini le chiamavano invece tintinnabula, nome sopravvissuto fino al XII-XV secolo (nel 1464 il vescovo di Aosta si lamentava del disordine causato, durante il carnevale da gruppi mascherati con dei tintinnabula vaccarum, i campanacci delle vacche) e oggi soltanto nella lingua sarda: tintinnu.
Gli antichi Greci utilizzarono il termine symphonia, composto, syn insieme, e phonia suoni-voci. Lo ritroviamo utilizzato poi a Roma da Cicerone e Livio nell’accezione di armonia. Più tardi finì ad indicare lo strumento musicale a sacca e, già in epoca latina, appunto il campanaccio per mucca. Nel libro di Daniele, nella Bibbia, compare il termine Sumponia in lingua aramaica, nel periodo del II secolo a.C., a testimonianza della vasta diffusione geografica di questo etimo. Il paese di Sapün in Svizzera, che nel 1273 era chiamato Sampuni deve il proprio nome alla sinfonia dei campanacci dei propri pascoli. Dalla Valtellina, dista appena 150 chilometri. Possiamo quindi ricavare l’assunto che sampogn indichi in primis l’insieme armonico di suoni che il gregge produce e che merita un appellativo così significativo proprio per la qualità sonora dell’insieme, elogio agli antichi pastori che, come capita tutt’oggi, sapevano combinare tra loro i vari suoni per ottenere il ‘gran concerto’ del proprio gregge. Soltanto in seconda battuta, finì ad indicare il singolo campano. Sampugnera torna a sottolineare l’appellativo originario: l’insieme armonico di suoni dei campanacci, che allieta i pascoli e le feste tradizionali.
Note
(1) sulla ripresa del rituale del ciamaa l’erba/ciamaa marz vedi: M.Corti (www.ruralpini.it 21.03.09) Ciamáa l erba: rivivere collettivamente la scansione delle stagioni, dire basta ai capannoni. Ecco come la ritualità tradizionale torna viva e funzionale ai bisogni attuali