Il ritorno della pecora da latte

FESTIVAL DEL PASTORALISMO DI BERGAMO Il ritorno della pecora da latte nelle valli bergamasche

(31.10.19) C’e’ in vista un arricchimento ulteriore della ricchissima varietà di tradizioni e tecniche casearie delle valli orobiche, sancita dalla proclamazione di Bergamo città creativa Unesco per la gastronomia non più tardi di ieri.
Sabato 2 novembre al Parco dei colli (Via Valmarina, Bergamo) si parlerà infatti
(convegno dalle 10) delle possibilità di avviare allevamenti di pecore da latte nelle valli , si parlerà anche delle problematiche dell’allevamento di questo tipo di animale e delle razze ovine con questa attitudine. Chi seguirà la “Giornata della pecora da latte” potrà assistere alla mungitura e alla caseificazione del latte ovino. A età giornata non mancherà la polenta (monovarietale con la farina del mais antico delle Fiorine di Clusone) accompagnata da formaggi vaccini e ovini e salumi di pecora.

Una curiosità? Una moda? No, nel modo più assoluto. Il Festival del pastoralismo ha la vocazione per proporre temi storici e culturali per favorire riscoperte e rispolvero di tradizioni dimenticate. Non solo in modo fine a sé stesso ma per incentivare l’economia del territorio (agroalimentare e turistica). Il tema della pecora da latte è un tema storico serio.

Da noi la caseificazione del latte ovino declina con la modernità mentre la vacca da latte compie la sua marcia trionfale legata all’intensificazione agrozootecnica e all’affermarsi di economie di mercato. Oggi, però, sono in atto fenomeni opposti. In montagna c’è il rischio dell’abbandono se non si promuovono forme di gestione agropastorale estensiva che abbiano valore economico ed ecologico. La capra si è già presa le sue rivincite, ora è la volta del della pecora da latte. E’ un ritorno, non una novità. Pochi sanno che, sino al Trecento, anche in Lombardia (al monte come al piano) il formaggio era prevalentemente ovino. E si è continuato a produrlo sino all’Ottocento.

Si fa l’errore di considerare la produzione di latte (e formaggi) ovini una esclusiva delle regioni mediterranee. In realtà il formaggio ovino era quello più consumato nella pianura padana ma anche nell’Europa centro settentrionale sino al Trecento. Anche in Inghilterra. Da noi gli alpeggi del vescovo di Bergamo erano caricati con pecore da latte. Ma le nostre pecore sono state munte ancora per secoli.
In tempi recenti, dopo che la lana, con gli anni ’60 del secolo scorso. è crollata di valore, l pecora Bergamasca è diventata sempre più “da carne” e siamo rimasti così senza pecore d latte. Chi oggi è interessato a recuperare una nicchia produttiva con il latte e i formaggi ovini, deve quindi rivolgersi altrove. Le pecore da latte più vicine sono quelle del Piemonte sud-occidentale. Qui troviamo la Frabosana delle Alpi marittime e la Langarola delle colline. Un’altra pecora piuttosto “vicina”, simile alle precedenti e presente in pianura padana con le transumanza era la Massese. Vanno quindi conosciute per poter scegliere. Poi ci sono la Sarda, la Frisona (olandese), la Lacaune (francese), la Assaf (israeliana)


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